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C’è un luogo ideale per sentirsi l’Africa dentro, un posto perfetto per credere davvero – come sosteneva qualcuno – che “la notte in Africa è la cosa più vicina al sogno”.  Il mio arrivo nel continente che più di tutti ti fa star male quando l’abbandoni coincide invece con l’alba. Non sono diretto verso resort esclusivi o villaggi dotati di tutti i comfort dai quali in molti faticano ad uscire; invece, la mia meta sono i grandi parchi della Tanzania, stato dell’Africa orientale. E’ uno dei meno conosciuti e per questo molto spesso, andrebbe ricordato che si trova a sud del Kenya, che confina ad ovest con Uganda, Congo e Ruanda, mentre  Mozambico e Malawi sono entrambi a sud. Ad est c’è l’Oceano Indiano. Indicando le coordinate geografiche di questo stato circondato da altri stati, ho già suggerito parecchio. Ma potrei anche limitarmi ad un semplice nome, per aiutarvi a comprendere che questa terra non ha confini: nel nord-est della Tanzania, tra le alte vette, spicca il Kilimangiaro. In fondo, basta citare lui, il monte più alto di tutti,  il tetto del continente nero, per comprendere che la Tanzania avrebbe il sacrosanto diritto di proclamarsi a pieno titolo quintessenza dell’Africa. Ne è cuore pulsante che non smette mai di battere, capace di far galoppare la fantasia di tutti coloro che vogliono addentrarsi in parchi naturali eccezionali, lo sfondo dei safari tra più belli ai mondo. Inutile dire che una volta qui, il battito accelerato del viaggiatore desideroso di avventura è destinato a mescolarsi con gli inconfondibili suoni del mondo animale. Impossibile riprodurre a distanza gli scatti dei grandi felini, le lunghe passeggiate degli elefanti, le ali dei fenicotteri che si alzano in volo: l’unica soluzione è mettere da parte qualche soldo in più e prendere un volo per sfuggire al turismo di massa e regalarsi il viaggio in Africa per eccellenza.

I BIG FIVE

Gli africani hanno un rapporto con la natura diverso da noi occidentali. Non sono solo la religione, gli usi e i costumi a dimostrarlo. Negli anni, anche la politica di alcuni paesi si è indirizzata verso misure più stringenti e provvedimenti di natura economica più rigorosi, per impedire l’accesso indiscriminato al turismo di massa. La Tanzania intende– e a ragione – proteggere il più possibile le sue riserve naturali, belle e selvagge come ben poche. Basta fermarsi al Parco Nazionale del Serengeti, la più antica riserva naturale dell’intero continente, per vivere già un’esperienza mistica, perché oltre alle grandi migrazioni tra savane e distese verdi, è possibile ammirare i big five della fauna africana: elefante, leone, rinoceronte nero, bufalo e leopardo.  Chiunque creda di aver visto tutto, potrebbe ricredersi proseguendo nella riserva naturale di Ngorongoro, che sorge nei pressi dell’omonimo cratere vulcanico. Volendo persino ignorare che è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco, quest’ottava meraviglia del mondo ospita oltre cinquecento specie di uccelli. Il cielo e la natura – di giorno e di notte – ostentano quotidianamente tutta la loro bellezza: il tocco di magia in più spetta alla sensibilità di ognuno e alla volontà individuale di farne tesoro.

I MAASAI

Nominando i Maasai, viene spesso in mente il Kenya. Ogni viaggio in Tanzania è l’occasione per ribadire che in realtà questo popolo vive negli altipiani al confine tra i due paesi. In maggioranza pastori, si distinguono non solo per l’appartenenza a diversi clan, ma anche per la propensione a spostarsi o rimanere in loco. Ad ogni modo, la storia della cultura masai si perde davvero nella lunghissima tradizione orale dei racconti, che citano epiche battaglie ed epiche migrazioni da un angolo all’altro del continente africano. Tra danze e riti di iniziazione, la cultura masai, qualora venisse studiata approfonditamente e vissuta da vicino, è in grado di sorprendere o addirittura scioccare chi non fosse informato dell’enorme complessità delle regole e delle leggi che determinano, dal primo all’ultimo giorno, la vita di questi guerrieri senza paura. Oltre agli aspetti meno “poetici ”di una società,  dove resistono profonde differenze tra uomini e donne, il cui ruolo è comunque determinante per la vita stessa del villaggio.

SULLE VETTE DEL KILIMANGIARO

Quando si arriva in Tanzania, il viaggiatore ha spesso in mente un’idea fissa: quella di percorrere una strada tutta in salita. L’ascensione del viaggiatore a queste latitudini appare come un must, uno sforzo cui molti escursionisti intendono sottoporsi per poter toccare il cielo con un dito. Esistono sicuramente vie più battute e meno pericolose di altre, che si alternano ovviamente ad itinerari più suggestivi, dove ammirare la tundra e prestare attenzione a insidiose lastre di ghiaccio. Essendo a quasi seimila metri di quota, l’ascesa verso il vulcano/monte singolo più alto di tutti, resta un obiettivo affascinante, ma anche una meta da non sottovalutare. Del resto, gli ostacoli che la natura frappone alle comprensibili ambizioni dell’essere umano, accrescono il fascino di questa montagna solitaria che spicca anche nell’immaginario collettivo. Negli anni più recenti, diversi atleti – anche italiani – si sono cimentati in vere e proprie imprese, destinate – forse – ad essere ripetute e superate. In ogni caso, pronte ad alimentare una leggenda nella leggenda, lì dove neve e ghiacciai resistono sotto l’implacabile sole dell’equatore.

ZANZIBAR E NON SOLO

La Tanzania sembra davvero voler custodire i suoi tesori fino all’ultimo, come una padrona di casa apparentemente gelosa, ma che poi si rivela generosa. Così come per i suoi parchi protetti e i suoi monti, si comporta allo stesso modo con le sue riserve marine e il suo mare: ci sono talmente tanti siti paradisiaci – oltre alla famosissima, gettonatissima Zanzibar – che dopo questo viaggio risulterà difficile credere all’esistenza di spiagge prive di sabbia bianca e rosa, bagnate da acque cristalline. Ideali per un tuffo rigenerante, ma anche per battute di pesca a bordo dei caratteristici dau o dhow e per le immersioni, considerando  le tante varietà di conchiglie, i coralli, i delfini e centinaia specie di pesci. Uscendo dall’acqua non mancano altri suggestivi “avvistamenti”, visto che la spiaggia si rivela un ottimo punto di osservazione per un contatto ravvicinato con le tartarughe verdi, magari mentre depongono le uova sulla sabbia. Ogni giorno, ogni luogo rendono questo stato africano – in parte ancora inesplorato – un nuovo punto di riferimento per chiunque. Il ritorno a casa ci restituisce però un’autentica lezione di vita, un esempio lampante di come diversi paradisi possano convivere, al punto che scegliere tra una meta e un’altra diventa l’impresa più ardua tra tutte.