Project Description

C’è un dettaglio che associo ad una meta a me molto cara: si tratta di un angolo di cielo blu, circondato da nuvole, notato non appena ho messo piede in Indonesia. Il mio giorno uno in quel paese così affascinante e tremendamente complesso da descrivere, è proseguito in balia di sensazioni contrastanti – probabilmente legate al periodo che stavo vivendo – che nei giorni successivi stentavano a placarsi a causa delle mille anime e delle mille voci di isole numerose, che sfuggono alla logica dei facili calcoli e delle semplici classificazioni. Ricordo quel giorno uno: al mio arrivo mi sono sentito catapultato in un caleidoscopio. Niente di traumatico, nient’affatto; a distanza di tempo, credo che i viaggi ogni tanto siano da prescrivere come una terapia d’urto. Per questo, non bisogna esitare nemmeno quando la natura appare onnipotente: mai intimorirsi di fronte ai vulcani leggendari di Sumatra, alle acque irrequiete di Bali, ai macaco vivaci che si arrampicano sulle spalle dei turisti. In quelle isole di spezie e di dei che compongono l’arcipelago indonesiano, la sensazione è che tutto sia stato creato all’unisono: lo dimostrano luoghi rimasti incontaminati ancora oggi. Come se fosse ancora il giorno uno del nostro pianeta.

STAIRWAY TO HEAVEN

Prima di capire gli indonesiani e tentare di intercettare il loro spirito, è indispensabile immergersi in profondità. In quelle isole dominate da cime di vulcani che sembrano inarrivabili, gli occidentali spesso si fanno prendere dalla solita frenesia ed ambiscono a percorrere la propria stairway to heaven senza comprendere pienamente il senso del viaggio intrapreso. Malgrado lo spettacolo dei luoghi e della natura, la scalata al paradiso è più faticosa di quanto ci si possa aspettare. Trovandoci in un paese piuttosto dispersivo, è fondamentale spostarsi, sperimentarsi da un’isola all’altra, affrontando anche gli abissi. Come capita, ad esempio, a chi decide di immergersi all’interno del relitto USAT Liberty. Costruita per essere una nave da carico, venne silurata dai giapponesi durante la seconda guerra mondiale. Speronata dalla marina americana negli anni successivi, letteralmente trascinata dall’eruzione di un vulcano poi, Liberty è sopravvissuta di nuovo, prima di finire tappezzata da meravigliosi coralli. Sono sicuro che poteva accadere solo qui, in Indonesia.

ONDE SU ONDE

Da un relitto che sembra riprendere vita a creature capaci di vivere a lungo, senza scomodarsi troppo. Sul fondo del mare dell’arcipelago tartarughe, mante, squali pinna bianca sono padroni di incredibili paesaggi marini che sembrano non avere confini. Niente di troppo poetico o eccessivamente originale: trovandovi in un paese che vanta cinquantamila chilometri di coste, pensereste la stessa cosa. Meno scontato è tentare di immaginare branchi di pesci che transitano tra giardini di corallo, pareti e autentici canyon sottomarini. Tornando in superficie, a qualcuno potrebbe venire in mente di invitare qui tutti gli appassionati di immersione subacquea del mondo. Il mio consiglio è di fare lo stesso con i surfisti, visto che accorrono in gran numero– specie dall’Australia – per cavalcare onde su onde. A Bali, autentica mecca, ma anche a Java o nella più selvaggia Lombok. I pro lo sanno, i principianti forse lo ignorano: quando arriva la giusta spinta dell’oceano, l’adrenalina sale e al posto delle pinne, spuntano ali.

UN PATRIMONIO DELLO SPIRITO

Un’altra cosa che si impara surfando sulle onde è che, davvero, ogni luogo in natura si presta alla contemplazione della bellezza di ciò che ci circonda o di un semplice tramonto. L’adrenalina non entra in conflitto con esigenze più spirituali: anzi, l’acqua può essere il luogo giusto per purificarsi e cominciare quel viaggio che conduce verso templi induisti e buddisti spettacolari, che non solo dominano la visuale, ma anche vari aspetti della vita quotidiana delle persone. Costruiti in armonia con il contesto e lo spirito di queste latitudini, talvolta arroccati sulle montagne o in riva ai corsi d’acqua, alcuni di questi monumenti – come il leggendario Borobudur – sono stati eletti patrimonio dell’Unesco. Esempi millenari di bellezza, cultura, rispetto: la spiritualità indonesiana ha innegabilmente tracciato una strada e dimostrato che esistono siti speciali che possono essere custodi dello spirito universale. A prescindere dalla fede professata o dall’educazione religiosa ricevuta.

VITA TRA LA GENTE

Non so cosa pensano gli altri, ma la pace dei templi andrebbe ricercata prima di immergersi tra i rumori delle città, dove spesso la vita va avanti tra strade costruite solo recentemente. Non bisogna per forza calarsi nella più caotica e cosmopolita capitale, per rendersene conto. Lontana da Giacarta, la cittadina di Ubud può benissimo aiutarvi a conciliare sacro e profano, ad entrare in contatto con le persone, offrendo spunti anche impensabili. Le piantagioni di riso sono un ottimo terreno di incontro, ma anche un punto di partenza per cominciare la visita di questo piccolo gioiello sull’isola di Bali. Le terrazze di riso – tinte di un verde smeraldo a cui è davvero difficile rendere giustizia con una foto – ci ricordano che la conoscenza passa ( anche ) attraverso il cibo e le prelibatezze della gustosissima gastronomia locale. Tra un nasi campur e gli spiedini di satay, mai dimenticare che le spezie abbondano in questo Stato – arcipelago animato da infinite etnie e protetto dagli dei, dove non mancano mai viaggiatori instancabili e ostinatamente curiosi.

VULCANI E TRAMONTI.   

I viaggiatori sono anche romantici e non a caso, l’Indonesia offre un angolo di paradiso anche a loro. Le Gili Island sono isole dove poter sfogare la propria vena romantica, ma offrono spunti interessanti anche ai giovani interessati alla movida. A mettere d’accordo tutte le esigenze ci pensano i tramonti, che non si tingono semplicemente di rosso, perché da queste parti possono scomparire improvvisamente dietro nubi di cenere se a fare la voce grossa sono i vulcani. Quando succede, il cielo assume colori contrastanti tipici di un caleidoscopio, una trama imprevedibile di colori e sfumature. Nel paese con la maggior concentrazione vulcanica al mondo, ci si può avventurare lungo ripidi pendii grazie ad escursioni programmate e concordate con guide esperte. Dal Monte Bromo al Monte Kerinci, fino al remoto e “storico” Tambora: tranquillo ai giorni nostri, ma protagonista nel 1815 dell’eruzione più grande registrata al mondo. Allora il mondo si ritrovò a convivere con un anno senza estate, ma finì per contemplare – neanche a dirlo – tramonti infiammati mai visti prima.